Mastopessi

L'intervento di Mastopessi in chirurgia plastica ed estetica, si utilizza per risollevare un seno sceso.
La caduta del seno, che può richiedere una mastopessi, si chiama ptosi ed è dovuta ad una perdita di equilibrio tra il contenuto della mammella (il tessuto ghiandolare) e il contenente (la pelle). In altre parole un seno è caduto o ptotico perché la quantità di pelle (contenente) è eccedente rispetto al contenuto (ghiandola e grasso mammario).
Esistono tutta una serie di fattori che possono contribuire a tale condizione. Alcuni di questi sono normali (fisiologici), come avviene dopo l’allattamento, periodo in cui si alternano fasi di crescita e riduzione del volume del seno, ma anche in seguito all’involuzione dei tessuti, che avviene dopo la gravidanza, che agendo sul seno, aumenta la flaccidità e in determinati casi produce smagliature, specialmente nella parte alta delle mammelle.
Un altra situazione, che può portare ad una mastopessi, considerata normale è il peso del seno stesso. Seni molto voluminosi infatti producono uno stiramento costante sulla pelle (contenente), che nel tempo possono produrre una ptosi senza ulteriori cause intervenute.
Tra i meccanismi considerati in un certo senso patologici, che contribuiscono alla ptosi del seno e che potrebbero consigliare la mastopessi, possiamo menzionare gli stati di obesità seguiti da dimagrimenti importanti, gli stati di senilità o di invecchiamento precoce dei tessuti, le alterazioni displastiche che agiscono sul tessuto mammario con un meccanismo di infiammazione e stimolazione ripetute nel tempo.

La ptosi mammaria

Punto A di Pitanguy

Da un punto di vista pratico in chirurgia plastica come si distingue un seno ptotico da uno normale?
Esistono numerosi sistemi per valutare e quantificare la caduta del seno, differenti secondo le scuole chirurgiche, alcuni di questi estremamente complessi cercano punti medi del braccio e tentano di rapportare tali punti al seno, altri addirittura fantasiosi, prevedono a scopo valutativo l’inserimento di fogli di carta sotto i solchi mammari aspettando che cadano (o non cadano), per dimostrare l’ipotetica ptosi.
L’individuazione del punto “A” di Pitanguy resta il sistema più semplice e pratico per individuare la corretta posizione dell’areola e del capezzolo ed è secondo me il punto di partenza per “progettare” un intervento di mastopessi.
Una volta individuato il punto “A” è possibile misurare il grado di ptosi mediate la classificazione del Prof. Robotti che distingue le ptosi in piccole (discesa del complesso areola-capezzolo di meno di 5 centimetri), medie (discesa del complesso areola-capezzolo di 5-10 centimetri) e grandi (discesa del complesso areola-capezzolo di più di 10 centimetri).
Esistono poi altre classificazioni come quella di Lalardiue, che divide le ptosi in cutanee e ghiandolari, che sono secondo me poco importanti da un punto di vista pratico, in quanto è risaputo, che limitare un intervento di mastopessi esclusivamente alla asportazione di pelle in eccesso (anche se trattasi di ptosi cutanea isolata), senza eseguire un nuovo montaggio del tessuto ghiandolare interno produrrebbe rapidamente una recidiva del problema. Indipendentemente dal tipo di ptosi, che investa solo la pelle o solo il tessuto interno, occorre comunque trattare ambedue le strutture

tecnica chirurgica

Da un punto di vista pratico in chirurgia estetica una mastopessi moderna prevede il montaggio del tessuto ghiandolare interno in modo tale da ripristinare l’anatomia (ricostruire il polo superiore del seno ad esempio) e asportare la pelle in eccesso.
L'asportazione della pelle eccedente significa realizzare incisioni che produrranno cicatrici, fine e mascherabili, ma permanenti. 
Ancora una volta il concetto di accettazione di un ipotetico scambio tra il miglioramento di una forma del proprio corpo e l’aggiunta di una cicatrice sul corpo stesso, mi sembra quanto mai attuale nella chirurgia estetica e non eludibile se si punta ad un concreto miglioramento estetico. Infatti, mentre è possibile aumentare il seno mediante incisioni nascoste, lunghe solo 3-4 cm, invece per rialzare un seno caduto necessita sempre di incisioni più lunghe e visibili. Per esperienza, questo concetto non è sempre scontato nella testa della paziente, che spesso è portata a ritenere l’intervento di mastopessi paragonabile a quello della mastoplastica additiva quanto a complessità e ad incisioni da effettuare mentre la realtà è ben differente. Mi piace catalogare l’intervento di mastopessi come un intervento ibrido o con una “personalità” non proprio definita. Questo perché per realizzare la mastopessi, vengono utilizzate una miriade di teorie e tecniche differenti, indice che nessuna funziona meglio delle altre o che tutte funzionano in maniera sovrapponibile. Inoltre le tecniche utilizzate sono molto spesso le stesse, che si utilizzano per la mastoplastica riduttiva, con delle piccole variazioni per non asportare il tessuto mammario interno, come invece avviene nelle riduzioni.
La mastopessi è un intervento paragonabile per complessità ad una mastoplastica riduttiva, con un post-operatorio sicuramente più delicato di un semplice aumento del volume mammario, anche in funzione del montaggio che viene effettuato sul tessuto ghiandolare, che prevede maggiore attenzione nel post-operatorio

incisioni

Mastopessi: incisioni e cicatrici residue

Anche le incisioni riprendono i concetti della mastoplastica riduttiva. La lunghezza e il tipo di incisione vanno studiati, a mio avviso, sulla base di 3 fattori fondamentali, che sono: il grado di ptosi, la grandezza della base mammaria e la forma del cono mammario. La corsa esasperata alla riduzione della lunghezza delle cicatrici, non è secondo me il punto principale da prendere in considerazione per questo tipo di intervento, anche se sentirsi dire dal chirurgo, che il proprio intervento è fattibile con una cicatrice intorno alla areola invece, che utilizzando incisioni verticali o in piccola “T” rovesciata è certamente più invogliante. Sottolineo questo concetto perché provengo da una scuola di chirurgia plastica in cui il direttore Prof. Pedro Martins è conosciuto nel sud america come uno dei precursori della mastoplastica riduttiva e/o mastopessi con cicatrice esclusivamente intorno all’areola ( periareolare). Eppure lui stesso la indica in non più del 30 % dei casi, che gli si presentano. Il problema limitante è sempre la quantità di pelle presente e il volume della ghiandola, per cui se l’eccesso di pelle è importante, la cicatrice deve necessariamente essere maggiore, per asportare una quantità di pelle maggiore. Questo non significa che l’intervento comunque non sia tecnicamente fattibile con cicatrici minime. Voglio solo dire, che forzare le indicazioni per ridurre le incisioni per invogliare le pazienti, produce risultati deludenti (seni schiacciati e flaccidi, forme non in armonia, ecc). 
Secondo me la vera rivoluzione della chirurgia plastica nel prossimo futuro se ci sarà, non sarà a base di cellule staminali o ipotetici trapianti di faccia, ma sarà dovuta ad una scoperta, che ci dia la possibilità di produrre una retrazione della pelle oltre quelle, che sono le condizioni fisiologiche attuali. Allora potremmo riparlare di cicatrici, di endoscopia e di liposuzioni.

Mastoplastica vs Mastopessi

E’ innegabile, che la cultura del paese in cui si vive influenza anche le indicazioni e le condotte chirurgiche specie quando si parla di chirurgia estetica. 
Una paziente di circa 30 -35 anni ad esempio, con un seno in origine da seconda misura, con alle spalle una o due gravidanze, che presenti una piccola ptosi e uno svuotamento della parte superiore della mammella, può agire in due modi distinti per ripristinare la situazione estetica di questa area: 

  1. decidere di mantenere lo stesso volume originario ed eseguire una mastopessi, accettando la presenza di cicatrici di lunghezza variabili ed in tal caso la mammella verrebbe rimontata utilizzando lo stesso tessuto e mantenendo lo stesso volume originario.
  2. Aumentare di almeno una misura di reggiseno il volume del petto mediante inserimento di protesi mammarie, che provvederebbero, riempiendo a correggere la ptosi con piccole cicatrici residuali.

Bene, mentre nel sud america la prima opzione ossia la mastopessi è di gran lunga la preferita da pazienti e chirurghi, in Europa si tende a preferire interventi che limitino la presenza di cicatrici, ma che per correggere la ptosi utilizzino un aumento volumetrico del seno.
​Rimando la scelta a ognuna di voi.

Anestesia post-operatorio e complicazioni

Per l’intervento di mastopessi può essere utilizzata l’anestesia epidurale alta o in alternativa l'anestesia loco-regionale accompagnata da sedazione, sempre in presenza dell’anestesista. Tali metodiche ci consentono un post-operatorio immediato tranquillo, rispetto ai postumi, che si presentano quando si effettua una una anestesia generale con la possibilità di dimissioni in giornata, in alternativa il giorno successivo.
La paziente dopo l’intervento di mastopessi utilizzerà un reggiseno contenitivo e tornerà per un controllo di routine dopo 5-7 giorni per rimuovere i cerotti sulla pelle. Utilizziamo suture che non necessitano di essere asportate. Successivi controlli vengono realizzati dopo uno e tre mesi.

Le problematiche e le complicazioni legate a questo tipo di intervento sono sovrapponibili a quelle degli interventi di mastoplastica riduttiva, che vanno discusse sempre insieme all'operatore, che realizzerà l’intervento. Riassumendole, le complicazioni dopo una mastopessi consistono nella possibilità di alterazione nel tempo della forma della mammella e nella recidiva della ptosi, specie in caso di aumenti e/o diminuzioni importanti del peso corporeo, di alterazione transitoria della sensibilità, di permanenza di piccole differenze in volume e forma tra le due mammelle. 
Le complicazioni di ordine generali che possono sopraggiungere sono invece l’infezione, il sieroma, l’ematoma, la cicatrice ipertrofica. Più raramente perdite totali della sensibilità della mammella e necrosi dei tessuti.

mastopessi in breve

Durata
L'intervento dura circa 2-3 ore e preferiamo utilizzare per la mastopessi, l'anestesia peridurale alta o l'anestesia loco-regionale associata alla sedazione.

Tecnica
Le nostre tecniche per l'intervento di mastopessi, prevedono secondo le specifiche indicazioni, incisioni localizzate intorno all'areola, incisioni verticali o incisioni a "T" invertita ridotte.

Ricovero
Si entra in clinica il giorno dell'intervento e si viene dimessi in giornata, in regime di day hospital o il giorno successivo.

Medicazioni
La prima visita di controllo dopo la mastopessi, viene effettuata dopo 5-7 giorni per la rimozione dei cerotti sulle incisioni. Il secondo controllo viene effettuato a distanza di 30 giorni. Il controllo finale si effettua in 90 giorni.

Altre informazioni
Intervento indolore, che consente una ripresa delle attività lavorative leggere in 7-10 giorni ed una ripresa delle attività sportive a partire da 60 giorni dopo la mastopessi. L'esposizione al sole è consentita dopo la scomparsa di macchie ed ecchimosi.